Azimut domenicale – La bellezza del cammino

15 dicembre 2013 at 11:04
Lago Scaffaiolo

 

“Non c’è niente di meglio; avanzare grazie alle proprie forze, un piede davanti all’altro ed entrare in una specie di oblio che allo stesso tempo è accresciuta presenza”

 

Tomas Espedal ha diffuso in questa pagina la bellezza cinestetica del cammino e della Natura. Un moderno Pascoli, un antagonista della mitologia urbana, in prosa.

 

Quando gli scarponi sono buoni, quando gli zaini non pesano troppo e non si sentono sulla schiena, quando i vestiti sono asciutti e non ancora fradici di sudore o pioggia, è bello camminare. Non c’è niente di meglio; avanzare grazie alle proprie forze, un piede davanti all’altro ed entrare in una specie di oblio che allo stesso tempo è accresciuta presenza; dimentichiamo che stiamo camminando, dimentichiamo l’atto stesso del camminare e gli sforzi del movimento, e al contempo la vista e l’udito sono più attenti, l’olfatto più fine, viviamo tutto con maggiore intensità. Un uccello si alza in volo, la luce del sole colpisce le cime degli alberi, il vapore si alza dal terreno. Una piccola macchia di anemoni dei boschi risplendono, Acqua che scorre, acqua silenziosa. Un torrente, la trota riposa dietro le rocce in un gorgo, beviamo l’acqua. Neve che si scioglie, impronte nella neve. Una coperta acquitrinosa, eriofori che ondeggiano al vento. Pensiamo meno quando camminiamo a lungo, scivoliamo nel ritmo della marcia e i pensieri cessano, si trasformano in concentrazione su quello che vediamo e sentiamo, quello che odoriamo; questo fiore, il vento, gli alberi, come se i pensieri venissero riplasmati diventando parte di quello che incontrano; un fiume, un monte, una strada.
Non passa molto tempo prima che gli scarponi sfreghino contro i piedi e che i vestiti si inzuppino di sudore e l’unica cosa che pensiamo è dove cercare riparo dal sole. Una dura salita, il caldo che brucia, abiti troppo pesanti, il peso degli zaini, i muscoli che fanno male, il cuore martella, il respiro pulsa, le gambe che prima si muovevano da sole ora non vanno più, le spingiamo, le costringiamo ad avanzare. Abbiamo una regola, un accordo di non lamentarci mai, di non lagnarci l’uno con l’altro; basta una sola espressione di disappunto quando la marcia diventa pesante per rovinare la giornata ad entrambi. Lamentarsi può compromettere un viaggio intero, lo sappiamo, camminiamo in silenzio. E’ questo silenzio a far sì che andiamo d’accordo, che insieme possiamo andare lontano, che ci sopportiamo senza quasi creare distanza; non c’è nessuna distanza tra noi se non quello che pensiamo e i cento metri che ci separano durante la marcia; camminiamo ciascuno per proprio conto, ognuno nel proprio silenzio.

 

Tomas Espedal Camminare, Ponte alle Grazie, 2009
 

Lago Scaffaiolo – Appennino Modenese -  Foto di Valter Fini gentilmente concessa per amicizia di lungo cammino. Grazie.

Camminare seduce

24 novembre 2013 at 12:45
Azimut-domenicale
“I piedi sono importanti, hanno dunque una storia e vanno elogiati. Sono metafora di tante altre capacità, oltre a quelle più risapute e – come vedremo – essi danno vita a “camminate” assai diverse tra loro. Le nostre attrazioni amorose, del resto, dipendono non poco dal passo, dalle movenze in cammino, dalle sinuosità dell’incedere di chi ci colpisce. Un corpo ci ammalia e seduce per il suo passeggiare e deambulare naturale; più che per quel suo correre al trotto stereotipato in un parco. Ne siamo sedotti da lontano, per come a noi si avvicina o, dopo, ci volge le spalle”.
Duccio Demetrio, Filosofia del camminare

Azimut domenicale – Camminare

3 novembre 2013 at 12:08

Azimut domenicale

“Camminare significa aprirsi al mondo, l’atto del camminare riporta l’uomo alla coscienza felice della propria esistenza, immerge in una forma attiva di meditazione che sollecita la piena partecipazione di tutti i sensi. È un’esperienza che talvolta ci muta, rendendoci più inclini a godere del tempo che non a sottometterci alla fretta che governa la vita degli uomini del nostro tempo. Camminare è vivere attraverso il corpo, per breve o lungo tempo. Trovare sollievo nelle strade, nei sentieri, nei boschi non ci esime dall’assumerci le responsabilità che sempre più ci competono riguardo ai disordini del mondo; ma permette di riprendere fiato, di affinare i sensi e ravvivare la curiosità. Spesso camminare è un espediente per riprendere contatto con se stessi»

André Le Breton