Intervista a Caterina Venturini

30 novembre 2013 at 19:16

Caterina Venturini

Riconosco che ho impiegato tempo, molto, a preparare questa intervista. E non soltanto perché Quickoffice che uso su l’iPad mi ha rovinosamente dichiarato guerra. Ma soprattutto perché il viaggio a piedi che ho scelto di fare è difficile: ha a che fare con la natura, sì, ma quella umana. So bene quanto sia vischiosa. Così, ho chiesto aiuto. Ho intervistato Caterina Venturini, scrittrice e sceneggiatrice, alle prese con il suo secondo romanzo. Del tema “Donna” non ne fa “Una questione privata”, ma una questione politica. Quindi? Saliamo, a bordo di un paio di scarponi che sappiano dove andare con determinazione senza perdere la tenerezza, la femminilità. La meta? Direzioni variegate, capitalismo, passione, figurazione, rosso, Sé, coppia, generosità, zaino, viaggio, libri. Avete preso i bastoncini?

 

Il Passero Escursionista: Ciao, Caterina. Il tuo esordio letterario ti nascondeva tra le pieghe della trama de ‘Le tue stelle sono nane’, edito da Fazi.

Noi che ci occupiamo di cammino, in senso reale o metaforico (senti di averne fatta di strada?) abbiamo visto il tuo nome nei titoli di coda di ‘Anni felici’, l’ultimo film di Daniele Luchetti, accanto a quello di Rulli e Petraglia. Sembra quasi una scalata …

 

In realtà, le cose più che in verticale prendono spesso direzioni diverse e variegate. La mia esperienza nel cinema parte dalla letteratura. Daniele Luchetti mi ha cercato, dopo aver letto il mio romanzo. Voleva scrivere una storia contemporanea, poi invece un giorno è arrivato con degli appunti che conservava da anni in un cassetto, dicendomi: “Questa è una storia mitologica della mia famiglia. Cosa possiamo farne?”

 

Il Passero Escursionista: Partiamo dall’inizio. Una scena ripetuta del tuo primo libro, oltre all’allegoria nascosta e che ha fatto parlare di “Le tue stelle sono nane” come di un romanzo sperimentale, è quel variopinto ecosistema zoomorfo che popola i tram: persone ritratte come animali che affrontano le loro giornate con ricorsività senza senso apparente. Un romanzo/viaggio di formazione (non professionale) … per giovani donne.

 

E non solo. Credo che anche gli uomini siano sottoposti a regole spietate di selezione. Diciamo però che la morale sociale li favorisce. Il mondo zoomorfo nasce da una mia ricerca di spiazzamento: giocare sugli stereotipi, nominandoli, es. le formiche filippine, ingabbiare le persone in uno status, privarle della loro identità biografica che le vorrebbe diverse le une dalle altre. Questa sarebbe la vera rivoluzione, a cui mai si presterà la società capitalista.

Il Passero Escursionista: Condizionati dall’idea che  il Cammino ha un senso perché ha un fine, il romanzo fa riflettere sulla condizione giovanile, sulla perdita dell’idea di futuro come un dardo orientato verso la meta. Si percepisce, invece, l’idea di un percorso ad anello: d’altra parte l’allegoria del gioco dell’oca … Si parla sempre di futuro dei giovani, come fossero dei multipli. Invece, distinguiamo: qual è il futuro delle giovani donne?

 

Se non potrà essere roseo, mi auguro almeno che sia rosso, il colore della lotta. Come dicevo prima, stavolta però in senso negativo, la diversità biografica fa la differenza, perciò non ci sarà un eguale futuro, mai. Sarebbe già positivo se le giovani donne potessero partire da una base comune di diritti e possibilità. Ma questa è pura utopia. Perciò, la prima qualità che mi sento oggi di augurare loro è la passione, con cui si possono superare molti ostacoli.

 

Il Passero Escursionista: L’unica domanda sull’uomo, quello Invertebrato. Spiegacelo per evitare banalizzazioni … Nomen omen è una di queste?

 

Sì, certamente, ma l’Uomo Invertebrato non corrisponde soltanto a un tipo di uomo passivo e recriminatorio nei confronti della donna, ma anche a una figurazione umana: quella dell’inerzia, del passatismo, della negatività, della distruttività, che ognuno di noi porta con sé.

Il Passero Escursionista: In ‘Anni felici’ tornano sia il tema del viaggio che la questione femminile degli anni Settanta, narrativamente uniti  in una fuga tutta al femminile – sulla costa francese – alla ricerca della libertà e della propria identità, anche sessuale. Ricerca-viaggio è topos noto. Ma è possibile si trattasse anche di una fuga, di una presa di distanza, quindi, di coscienza di un ruolo sbagliato nel rapporto di coppia?

 

Solo con una distanza, spesso anche fisica, si può ripensare al Sé, e soprattutto al Sé in relazione. In Anni felici, i due protagonisti sono alla costante ricerca di un equilibrio tra le esigenze proprie e quelle dell’altro. Credo però che passiamo l’intera vita a misurarci con questa domanda, e ogni volta rispondiamo in un modo diverso. Non esiste in effetti, una posizione giusta per tutte le stagioni. Serena scopre “a distanza” le sue vere esigenze ma sono convinta, se potessimo vederla in un ideale proseguimento, negli anni successivi, la sua posizione nel mondo e nella coppia, continuerebbe a mutare.

 

Il Passero Escursionista: Ammettiamo si tratti di una presa di distanza, significa che nella protagonista c’è stata una crescita? Una scena del film ritrae Serena – la protagonista – nuda, in un’estemporanea d’arte dove Guido, il marito, cerca di provocare reazioni convenzionali negli spettatori perché prendano coscienza dei loro stigmi culturali. Serena è meno complessa e, per la felicità di un  uomo capriccioso e irrisolto, è disposta a strafare. A una prima lettura, forse un Po’ naïf, la sua non potrebbe essere generosità?

 

Assolutamente. Il suo è un gesto di grande generosità, peccato che Guido, che non penserebbe mai di donarsi così nella coppia, fraintenda completamente.

 

Il Passero Escursionista: Sabato scorso è uscita su “la Repubblica” un’intervista a Micaela Ramazzotti, protagonista di “Anni felici”. Sulla nudità del corpo femminile, e su come si sia trasformata la sua percezione, l’attrice avverte del cambiamento da diritto alla completezza di essere e mostrarsi donna a privilegio esclusivo di chi è bella.  Condividi questa idea? Pare un argomento su cui si riflette: sono nelle sale “Gloria” e “La vita di Adele” … con “Anni felici” formano un bel trittico …

 

La cultura visiva ha trasformato il nostro corpo in un luogo di ipercriticismo, spesso è un falso corpo che si crea in assenza di una relazione con il corpo potenziale, ossia il nostro vero corpo. Ciò rende ancora più fragile la nostra fisicità e ci rende schiave di modelli formalizzati dal mercato.

 

Il Passero Escursionista: Il tuo prossimo romanzo, che uscirà a breve: ci dai una piccola anteprima?

 

Il mio prossimo romanzo (quello che ho cominciato a scrivere da poco) parla in effetti proprio di questo. Del potere della bellezza di una donna che avendo ricevuto questo dono più tardi, non alla nascita, decide di farne godere gli altri in un modo molto particolare. Il romanzo in uscita, invece, parla del corpo malato e inadeguato: un’insegnante si trova a vivere un’esperienza ai limiti, in una scuola situata in un ospedale: insegnerà a ragazzi malati fisicamente che vogliono disperatamente vivere, e a ragazzi sani solo fisicamente, che hanno voglia di morire.

 

Il Passero Escursionista: Questo viaggio attorno al Femminile terminerà in un posto neutrale … lo zaino per escursionisti. Quale libro consiglieresti di mettere dentro a donne e uomini, magari da leggere insieme, perché si incontrino come Persone?

 

Libertà di Jonathan Franzen è un romanzo che parla di relazioni tra uomini e donne. Bellissimo.

 

Il Passero Escursionista: scrivici una dedica sulla prima pagina, grazie Caterina.

 

Agli uomini e alle donne che viaggiano, leggono e amano. Tre verbi spesso sinonimi.

 

Letto? Siete solo alla prima pietra miliare …

Camilla Paolucci

Camminare seduce

24 novembre 2013 at 12:45
Azimut-domenicale
“I piedi sono importanti, hanno dunque una storia e vanno elogiati. Sono metafora di tante altre capacità, oltre a quelle più risapute e – come vedremo – essi danno vita a “camminate” assai diverse tra loro. Le nostre attrazioni amorose, del resto, dipendono non poco dal passo, dalle movenze in cammino, dalle sinuosità dell’incedere di chi ci colpisce. Un corpo ci ammalia e seduce per il suo passeggiare e deambulare naturale; più che per quel suo correre al trotto stereotipato in un parco. Ne siamo sedotti da lontano, per come a noi si avvicina o, dopo, ci volge le spalle”.
Duccio Demetrio, Filosofia del camminare

Azimut domenicale – Felicità raggiunta

17 novembre 2013 at 11:19

azimut domenicale

Felicità raggiunta, si cammina
per te sul fil di lama.
Agli occhi sei barlume che vacilla,
al piede, teso ghiaccio che s’incrina;
e dunque non ti tocchi chi più t’ama.

Se giungi sulle anime invase
di tristezza e le schiari, il tuo mattino
e’ dolce e turbatore come i nidi delle cimase.
Ma nulla paga il pianto del bambino
a cui fugge il pallone tra le case

Eugenio Montale – Ossi di seppia

Intervista a Valerio Varesi

12 novembre 2013 at 13:06

Valerio Varesi

Ho intervistato Valerio Varesi al telefono. Lo scorso giovedì. Pomeriggio di nebbia. Quando l’ho chiamato la prima volta, ho apprezzato la sua generosa disponibilità. L’avevo già incontrato a Ferrara: presentazione del film “Il risveglio del fiume segreto” di Paolo Rumiz. Come amico e curioso conoscitore del grande fiume Po, Valerio ha partecipato alla creativa spedizione fluviale. L’avevo ascoltato: mi aveva affascinato il modo riflessivo di raccontare, impreziosito dall’accento parmigiano e dal timbro di voce. Gentile.

Quando ho aperto il blog “Il Passero Escursionista” dedicato a “Viaggi minimi”, eco sostenibili e di resistenza civile, ho rubricato il suo nome nella cartella Telefonate da fare.

È stata un’intervista ricca di digressioni in bilico tra giornalismo, ecologia, letteratura. Io: parlando di un eco sistema eteroclito e fragile, come Valerio spiega, ho pensato “Panta rei os potamòs”. Tutto scorre lungo il fiume, dice Eraclito.

Così, Valerio ci ha raccontato come scorre Po il Grande, cartografando la pianura e le sue genti.

Bè, vi lascio leggere. Ne vale la pena e poi … andate a trovare il grande fiume. Oltre a scorrere, sa attendere.

 

Il Passero Escursionista: Come è nata la tua partecipazione al film “Il risveglio del fiume segreto”?

Valerio Varesi: Oltre ad essere amico di Paolo Rumiz, sono anche un esperto di Po vivendo a Parma da sempre, pur non essendovi nato. Inoltre, conosco bene queste zone perché qui ho ambientato i gialli del Commissario Soneri (prodotti dalla RAI; protagonista Luca Barbareschi, n.d.r.). Quindi: ho acquisito una certa competenza, essendomi  sempre interessato alla vita di questo fiume.

 

Il Passero Escursionista: Valerio, pensando a Po, viene in mente il documentario di Mario Soldati “Gente del Po”. Partecipare al film è stata anche un’esperienza antropologica. C’è un tratto umano dominante di chi vive lungo il fiume?

Valerio Varesi: il tratto umano più significativo è quello della percezione del limite e la capacità di convivere con esso. Le persone che vivono lungo il fiume conoscono il significato della parola. Vivono con naturalezza l’idea della Natura madre, ma anche matrigna. Ricordo l’anno della piena del 2000, più importante di quella del 1951: si guardava con operosità e fiducia quello che stava accadendo, mentre l’evento – visto dalla televisione – era raccontato con toni tragici. Racconti molto diversi.

 

Il Passero Escursionista: nel tempo del controllo, affidarsi alla Natura sembra un gesto rivoluzionario …

Valerio Varesi: Eppure … il Po si è creato negli anni (o nei secoli) invasi naturali: le golene. L’uomo ha creato (tempo addietro) argini di golena per contenere il fiume entro un certo letto nei casi di piene “normali” e poter coltivare così tutta l’area che va da questo argine di golena fino all’argine maestro. In parole semplici: a lato del letto principale, esistono dei margini molto ampi coltivati con insediamenti colonici che rappresentano le “casse di espansione naturali” del fiume. Esistono tra Piacenza e Reggio Emilia. Sarebbe meglio dire sopravvivono, perché altrove sono state eliminate.

 

Il Passero Escursionista: oltre ad esperienza antropologica, è stata anche etnografica. Ci sono molti aspetti della civiltà materiale lungo il Po che lo rendono affascinante. Penso alla gastronomia, ad esempio.

Valerio Varesi: La specificità della gastronomia qui è legata soprattutto ad un pesce: lo storione. Per le genti del Po è stato l’equivalente di fiume del maiale. Ma oggi lo storione non esiste più nel Po da anni, almeno dal grande inquinamento cominciato con l’attività industriale (ora c’è il siluro, pesce danubiano introdotto anni fa e molto meno selettivo in fatto di pulizia delle acque). Forse, lo storione potrà essere reinserito con acque migliori in futuro a patto che le opere umane (vedi dighe) non impediscano alla specie la riproduzione.

 

Il Passero Escursionista: Però la zona del Po è stata definita ‘Mesopotamia d’Italia’, alludendo alla sua fertilità. Questo ha creato indotto economico …

Valerio: parlare di indotto economico no, non si può. Un conto è la pianura che dal Po trae benefici, altra cosa è vivere lungo il fiume che, oltre ad essere inquinato, non è neanche valorizzato neanche dal punto di vista turistico. Potrebbero essere pensati percorsi ciclabili come quelli presenti nel Nord Europa, i cui cittadini vengono qui a trascorrere vacanze ecologiche. Gli italiani lo fanno meno: la zona – dal punto di vista turistico – non è stata valorizzata. Pensare che il Po possa creare reddito per chi vi vive accanto, è ancora lontano dal realizzarsi. Sarebbero necessari investimenti che, a oggi, non ci sono.

 

Il Passero escursionista: E adesso … Il commissario Soneri. La nebbia è una metafora letteraria che torna nei tuoi gialli in cui il commissario indaga.

Valerio Varesi: la nebbia è uno stimolo creativo che obbliga a superare l’incertezza che emana. Non a caso questa è una terra di creativi, proprio perché il limite apparente della nebbia ti impone di andare oltre. È in questo duplice effetto di limite e stimolo che si muove il Commissario Soneri per risolvere i crimini sui quali deve indagare.

 

Il Passero Escursionista: Qual è il tratto più bello di Po?

Valerio Varesi: non lo dico per campanilismo, ma per me quello che va da Piacenza alla provincia di Parma. Oltre che per la presenza delle golene, anche per i luoghi verdiani: Busseto, Parma, bellissimi posti da visitare.

 

Il Passero Escursionista: ci lasci una frase da mettere, come augurio, nello zaino de Il Passero Escursionista?

Valerio Varesi: mi piace ci sia qualcuno che si occupi di questi temi con sensibilità. Che il blog cresca!

Camilla Paolucci

Azimut domenicale – La marcia

10 novembre 2013 at 04:48

la marcia

“Non ho mai tanto pensato, tanto vissuto, non sono mai tanto esistito, stato tanto me stesso, se così oso dire, quanto in quelli (i viaggi) che ho compiuto da solo e a piedi.
La marcia ha qualcosa  che anima e ravviva le mie idee: non posso quasi pensare quando resto fermo; bisogna che il mio corpo sia in moto perché io vi metta il mio spirito. La vista della campagna, il susseguirsi degli aspetti piacevoli, l’aria aperta, il grande appetito, la buona salute che acquisto camminando, la libertà della locanda, la lontananza da tutto quel che mi richiama alla mia situazione, tutto ciò libera il mio animo, conferisce più audacia al mio pensiero”.

Jean-Jacques Rousseau, Le Confessioni

Azimut domenicale – Camminare

3 novembre 2013 at 12:08

Azimut domenicale

“Camminare significa aprirsi al mondo, l’atto del camminare riporta l’uomo alla coscienza felice della propria esistenza, immerge in una forma attiva di meditazione che sollecita la piena partecipazione di tutti i sensi. È un’esperienza che talvolta ci muta, rendendoci più inclini a godere del tempo che non a sottometterci alla fretta che governa la vita degli uomini del nostro tempo. Camminare è vivere attraverso il corpo, per breve o lungo tempo. Trovare sollievo nelle strade, nei sentieri, nei boschi non ci esime dall’assumerci le responsabilità che sempre più ci competono riguardo ai disordini del mondo; ma permette di riprendere fiato, di affinare i sensi e ravvivare la curiosità. Spesso camminare è un espediente per riprendere contatto con se stessi»

André Le Breton