Intervista a Valerio Varesi

12 novembre 2013 at 13:06

Valerio Varesi

Ho intervistato Valerio Varesi al telefono. Lo scorso giovedì. Pomeriggio di nebbia. Quando l’ho chiamato la prima volta, ho apprezzato la sua generosa disponibilità. L’avevo già incontrato a Ferrara: presentazione del film “Il risveglio del fiume segreto” di Paolo Rumiz. Come amico e curioso conoscitore del grande fiume Po, Valerio ha partecipato alla creativa spedizione fluviale. L’avevo ascoltato: mi aveva affascinato il modo riflessivo di raccontare, impreziosito dall’accento parmigiano e dal timbro di voce. Gentile.

Quando ho aperto il blog “Il Passero Escursionista” dedicato a “Viaggi minimi”, eco sostenibili e di resistenza civile, ho rubricato il suo nome nella cartella Telefonate da fare.

È stata un’intervista ricca di digressioni in bilico tra giornalismo, ecologia, letteratura. Io: parlando di un eco sistema eteroclito e fragile, come Valerio spiega, ho pensato “Panta rei os potamòs”. Tutto scorre lungo il fiume, dice Eraclito.

Così, Valerio ci ha raccontato come scorre Po il Grande, cartografando la pianura e le sue genti.

Bè, vi lascio leggere. Ne vale la pena e poi … andate a trovare il grande fiume. Oltre a scorrere, sa attendere.

 

Il Passero Escursionista: Come è nata la tua partecipazione al film “Il risveglio del fiume segreto”?

Valerio Varesi: Oltre ad essere amico di Paolo Rumiz, sono anche un esperto di Po vivendo a Parma da sempre, pur non essendovi nato. Inoltre, conosco bene queste zone perché qui ho ambientato i gialli del Commissario Soneri (prodotti dalla RAI; protagonista Luca Barbareschi, n.d.r.). Quindi: ho acquisito una certa competenza, essendomi  sempre interessato alla vita di questo fiume.

 

Il Passero Escursionista: Valerio, pensando a Po, viene in mente il documentario di Mario Soldati “Gente del Po”. Partecipare al film è stata anche un’esperienza antropologica. C’è un tratto umano dominante di chi vive lungo il fiume?

Valerio Varesi: il tratto umano più significativo è quello della percezione del limite e la capacità di convivere con esso. Le persone che vivono lungo il fiume conoscono il significato della parola. Vivono con naturalezza l’idea della Natura madre, ma anche matrigna. Ricordo l’anno della piena del 2000, più importante di quella del 1951: si guardava con operosità e fiducia quello che stava accadendo, mentre l’evento – visto dalla televisione – era raccontato con toni tragici. Racconti molto diversi.

 

Il Passero Escursionista: nel tempo del controllo, affidarsi alla Natura sembra un gesto rivoluzionario …

Valerio Varesi: Eppure … il Po si è creato negli anni (o nei secoli) invasi naturali: le golene. L’uomo ha creato (tempo addietro) argini di golena per contenere il fiume entro un certo letto nei casi di piene “normali” e poter coltivare così tutta l’area che va da questo argine di golena fino all’argine maestro. In parole semplici: a lato del letto principale, esistono dei margini molto ampi coltivati con insediamenti colonici che rappresentano le “casse di espansione naturali” del fiume. Esistono tra Piacenza e Reggio Emilia. Sarebbe meglio dire sopravvivono, perché altrove sono state eliminate.

 

Il Passero Escursionista: oltre ad esperienza antropologica, è stata anche etnografica. Ci sono molti aspetti della civiltà materiale lungo il Po che lo rendono affascinante. Penso alla gastronomia, ad esempio.

Valerio Varesi: La specificità della gastronomia qui è legata soprattutto ad un pesce: lo storione. Per le genti del Po è stato l’equivalente di fiume del maiale. Ma oggi lo storione non esiste più nel Po da anni, almeno dal grande inquinamento cominciato con l’attività industriale (ora c’è il siluro, pesce danubiano introdotto anni fa e molto meno selettivo in fatto di pulizia delle acque). Forse, lo storione potrà essere reinserito con acque migliori in futuro a patto che le opere umane (vedi dighe) non impediscano alla specie la riproduzione.

 

Il Passero Escursionista: Però la zona del Po è stata definita ‘Mesopotamia d’Italia’, alludendo alla sua fertilità. Questo ha creato indotto economico …

Valerio: parlare di indotto economico no, non si può. Un conto è la pianura che dal Po trae benefici, altra cosa è vivere lungo il fiume che, oltre ad essere inquinato, non è neanche valorizzato neanche dal punto di vista turistico. Potrebbero essere pensati percorsi ciclabili come quelli presenti nel Nord Europa, i cui cittadini vengono qui a trascorrere vacanze ecologiche. Gli italiani lo fanno meno: la zona – dal punto di vista turistico – non è stata valorizzata. Pensare che il Po possa creare reddito per chi vi vive accanto, è ancora lontano dal realizzarsi. Sarebbero necessari investimenti che, a oggi, non ci sono.

 

Il Passero escursionista: E adesso … Il commissario Soneri. La nebbia è una metafora letteraria che torna nei tuoi gialli in cui il commissario indaga.

Valerio Varesi: la nebbia è uno stimolo creativo che obbliga a superare l’incertezza che emana. Non a caso questa è una terra di creativi, proprio perché il limite apparente della nebbia ti impone di andare oltre. È in questo duplice effetto di limite e stimolo che si muove il Commissario Soneri per risolvere i crimini sui quali deve indagare.

 

Il Passero Escursionista: Qual è il tratto più bello di Po?

Valerio Varesi: non lo dico per campanilismo, ma per me quello che va da Piacenza alla provincia di Parma. Oltre che per la presenza delle golene, anche per i luoghi verdiani: Busseto, Parma, bellissimi posti da visitare.

 

Il Passero Escursionista: ci lasci una frase da mettere, come augurio, nello zaino de Il Passero Escursionista?

Valerio Varesi: mi piace ci sia qualcuno che si occupi di questi temi con sensibilità. Che il blog cresca!

Camilla Paolucci