Appunti sull’erba … lungo l’alta via dei Parchi

31 ottobre 2013 at 07:17

per l'alta via dei parchi

La mia terra. Si chiama Emilia Romagna. È l’unica regione che abbia preso il nome da una strada. E siamo abituati a partire, a tornare e a veder passare una gran quantità di gente.

Così dice Enrico Brizzi all’inizio del film, mentre si inerpica con un amico e la regista, Serena Tommasini Degna. Pantaloncini corti e lo stemma di Italica tatuato sulla gamba destra. Un punto rosso contro il verde attorno: è la sua giacca anti vento. La musica sotto sembrerebbe una ballata di Tom Waits. Ma no. È la colonna originale del film:
‘I was walking hours, walking hours, walking something on’. Bella.

Sotto traccia, l’imprimatur filosofico del viandante: la domanda “Partire. Perché?”
Enrico ha una risposta Pop, Iggy Pop:  ”Lust for life”.
Il Passero Escursionista,  girovagando per il film, ha rintracciato altri buoni motivi per andare. E, Moleskine alla Bruce Chatwin alla mano ma rossa, ha preso appunti e divagato … tra le tappe preferite.

Nuvole sopra la tappa 1, Berceto, Parma:
Vedo, vedo appena verso il cielo, grandi masse di nuvole,
malinconicamente lente ruotano, silenziose si espandono, si fondono
con qualche stella ogni tanto che mesta appare e scompare,
velata, lontanissima.

 Walt Whitman da “Foglie d’erba”.

Erba: L’erba – a tratti brughiera d’Appennino – si diffonde lungo il film, come un’ubertosa onda verde che sale e scende, assecondando l’Alta Via.
‘L’erba che fino a sera annuisce al vento’ direi, se fossi Franco Fortini.

Alberi: sosta alla tappa 11-12, tra i patriarchi di castagno a Poranceto. Sequoie domestiche da frutto, simbolo di un’economia di sussistenza, presidio di comunità. Essiccatoi e farina di castagne, etnografia d’altura.

Tappa 15. Fumetti: Castel del Rio e il Ponte Alidosi. Ultima casa per Magnus, papà di Tex. Un ricordo piccolo, piccolo. Primi anni Novanta. La Bologna “fumettara”. Bonelli sotto il portico del Pavaglione. Il sabato, la fila lungo le scalette che andavano al piano di sopra. Complice: il ricordo di un bellissimo viso, quello di Paz. Ha abitato vicino casa mia.

Con la tappa 16 si arriva a Brisighella, molti ricordi davanti all’insegna “Gigliole”. Non è chiaro se sia qui che Enrico impara a tirare la “spoja lorda”. È bellissimo, però, sotto il Ponte degli asini in primavera, quando i fiori di pesco trasformano la collina in un gigante soffione rosa. Non perdete il ‘Museo del tempo’ mi raccomando!

L’Amore sosta alla tappa 17 e 18. Marradi, linea gotica, provincia di Firenze, albergo Lamone, Natale 1916: epicentro di passione per Sibilla Aleramo e Dino Campana. Amore infelice, appassionato, irrisolto e tragico perché ‘Tutto va per il meglio nel peggiore dei mondi possibili’ – Dino Campana.

Arte: fermo un giro, piccola deviazione. Ma quei pochi chilometri la meritano. Modigliana. Silvestro Lega. I Macchiaioli. Macchia, cifra del rivoluzionario stile pittorico verista tra Ottocento e Novecento; abbasso: il conformismo purista del punto e della linea. Non si può perdere: ‘Mazzini morente’ di Silvestro Lega alla pinacoteca di Modigliana. Girovagate.

Acqua. Cascate dell’Acquacheta. Siete alla tappa 19-20. Il rumore vi fa pensare al fiume Flegetonte, a Dante? Siete prevedibili. Piuttosto: portatevi un iPod. Ri-ascoltatela. Il richiamo all’acqua è solo una scusa. Ma ogni scusa è buona per riascoltare una canzone così. By this river, Brian Eno. Col cammino ha a che fare. Parecchio.

Muschio:
Capisco, adesso, perché questa passione
ha attecchito in me così durevolmente:
rispondeva a ciò che ho di più vivo,
il senso della provvisorietà.

Camillo Sbarbaro “Licheni”

Adesso che avete imparato a digredire, potete continuare da soli per l’Alta Via. Avvertenza: nel film non c’è la notte. E allora camminate. Dormite in tenda o in rifugio. Ma partite. Cercatela “walking on the wild side”, mi duole dirlo questa settimana. Ma partite. E … trovatela, prima di arrivare al cinquecentesimo chilometro sul Monte Carpegna, trovatela. Raccontatela: da Castagno d’Andrea, il ferro da stiro della pietra di Bismantova o La Verna, stalattiti di geologie diverse d’Appennino. Ma partite. Aspettiamo segnali nel buio. Al  limite, accendete la luce lungo l’Alta Via dei Parchi. La luna, le stelle o la frontale faranno il resto. E tendete l’orecchio. Lo dice anche Enrico: sull’Alta Via è tornata la fiaba. Perciò, potreste sentire un ululato.